Sinossi
Ogni anno, il 24 e il 25 maggio, il volto della piccola cittadina francese di Saintes Maries de la Mer cambia completamente. Cambiano i colori, cambiano i suoni: cambiano le persone. In quei giorni infatti, da molti (o forse da moltissimi) anni, migliaia tra Gitani, Rom e Manouches si radunano nelle piccole vie della città per festeggiare Sara la Nera, la loro Santa protettrice, e le Due Marie, Maria Salomé e Maria Jacobé.
Nel film questo evento è lo scenario per il viaggio di Sara, una giornalista italiana che, insieme allo spettatore, entra nell’affascinante e ignoto mondo dei Gitani nell’unico momento dell’anno in cui, giunti da ogni parte, si radunano in uno stesso luogo.
Il film è una docu-fiction di 54’: il pellegrinaggio religioso e la festa dei Gitani sono la cornice per raccontare l’esperienza individuale di una ragazza, Sara, che cercherà di comprendere meglio questo incredibile popolo.
Ma non si tratta, appunto, di un semplice documentario: gli occhi sono infatti quelli di questa giovane giornalista che, partita per realizzare un piccolo servizio sull’avvenimento, si troverà incuriosita e coinvolta in prima persona, vivendo un’avventura umana inaspettata, forse unica nell’arco della sua vita. I Gitani: uomini liberi che scelgono, per necessità o abitudine, di vivere senza una fissa dimora, vagando e vagabondando per le strade del mondo: proprio il loro spirito comune ogni anno li conduce tutti a Saintes-Maries de la Mer, in Camargue, per celebrare il loro popolo e la loro Santa, immersi nello scenario di questa splendida e misteriosa regione.
Sono giorni in cui momenti di profonda credenza si alternano con una festa piena di canti, balli e danze. Le note dei violini e delle chitarre riempiono l’aria della città, in un crescendo di tradizione e spiritualità.
L’obiettivo del film è quello di raccontare la festa dal punto di vista di un occidentale “classico” che, coinvolto dall’evento e soprattutto dalle persone, ne rimane affascinato: i suoi valori e il suo passato resteranno, ma tornerà a casa con qualcosa in più; proverà infatti a vedere il popolo gitano con uno sguardo più consapevole, arricchito dall’esperienza diretta